Mi sono sempre chiesto perché quando si parla di galantuomini si faccia riferimento sempre al passato, come se il presente non fosse più in grado di far crescere l’umano nella sua integrità morale. “Un uomo d’altri tempi” – ecco l’altra storica frase che sentiamo ripetere ogni qualvolta si fa riferimento a qualcuno che dopo la morte si definisce il frutto speciale di un mondo in cui i valori umani non possono più essere ripetibili nell’era moderna. Tutto questo, naturalmente, senza mancare di rispetto alla persona che volta per volta intendiamo ricordare per l’esempio etico e morale che ha saputo infondere. Gigi Simoni, ex calciatore e allenatore, è stato tutto questo. Signorilità, umanità, grande spessore nelle relazioni e senso altruistico in un calcio che di altruismo non ne ha mai avuto. Aveva 81 anni ed era ammalato da tempo. Oggi è ricordato soprattutto come tecnico dell’Inter, là dove il buon Gigi ha meravigliato chi in lui ha sempre visto l’uomo calmo, mai tendente alla polemica ma composto e rispettoso dell’avversario. Tuttavia, il 26 aprile 1998, in quella storica data in cui s’incontrarono Juventus e Inter, in quella famosa scena in cui Juliano si scontrò contro Ronaldo buttandolo a terra in area di rigore, Gigi Simoni scatenò tutta la sua rabbia contro l’arbitro Ceccarini, reo di non aver concesso il calcio di rigore a favore dell’Inter. “Si vergogni, si vergogni” urlò il buon Gigi contro l’arbitro, il quale per proteste lo allontanò dal campo. La scena che abbiamo visto e rivisto più volte, rimarrà negli archivi degli annali televisivi di tutti i tempi per quell’atteggiamento di Simoni, il quale andò in escandescenza, Molti furono i pareri di parte e tantissime furono le ripetizioni alla moviola di quella che è rimasta nel tempo una delle decisioni arbitrali più discusse del calcio italiano. C’è chi dice che in quell’occasione l’Inter fu usurpata dello scudetto e c’è chi sostiene ancora oggi (arbitro Ceccarini compreso) che quello non era rigore. Ma la cosa che ancora oggi ricordano tutti indistintamente, fu quella reazione di Gigi Simoni, così inaspettata, improvvisa, quanto inopinabile. Lo rivediamo ancora inveire contro l’arbitro mentre è portato via a forza dal campo da quattro o cinque persone. A torto o a ragione un momento così ci sta nel calcio, soprattutto nell’istante in cui accumuli tanta adrenalina, capace di rendere la persona più calma al mondo una specie di fuoco rovente e incontrollabile. Ma Gigi Simoni non fu quello, il Gigi vero è un altro. E’ quello che ricordiamo con l’aplomb e la signorilità di un uomo che è appartenuto al nostro tempo.
Salvino Cavallaro